Nell’anziano il sonno registra importanti cambiamenti, di tipo sia quantitativo (durata) sia qualitativo (efficacia ristoratrice, microarchitettura, in generale caratterizzata in particolare da maggiori oscillazioni da sonno profondo a leggero).

Inoltre, già a partire dai 40-50 anni d’età si verifica una progressiva riduzione della secrezione notturna e del picco notturno di melatonina, che influisce negativamente sul ritmo circadiano sonno-veglia e sull’andamento del sonno. In altri termini negli anziani si rileva una maggior frequenza di vari disturbi del sonno, tra cui in particolare difficoltà di addormentamento e risvegli frequenti e/o precoci: sintomi che un’indagine condotta in Italia aveva riscontrato in circa il 40% degli ultra65enni.

Una realtà, questa, peggiorata nel corso della pandemia da SARS-Cov-2 ed emersa anche da un sondaggio più recente della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria (SIGG), che ha confermato come il sesso femminile abbia una probabilità del 58% più elevata di soffrire di insonnia.

LE POSSIBILI IMPLICAZIONI

È evidente che in un anziano, oltre che per modificazioni fisiologiche correlate all’invecchiamento, il sonno, ancor più rispetto ad altre fasce d’età, può essere condizionato da molteplici fattori, per esempio psico-emotivi (ansia, depressione), ambientali, farmacologici (terapie in corso) e comportamentali (alimentazione, abitudini).

C’è inoltre un rapporto bi-direzionale tra disturbi del sonno e altre malattie; un sonno alterato, per esempio, si può associare a un maggior rischio di infarto, ictus e declino cognitivo come pure una condizione patologica, tra le sue conseguenze, può avere ricadute sulla qualità del sonno. Va in ogni caso ricordato che la deprivazione di sonno, oltre che in una comprensibile sensazione di stanchezza diurna e difficoltà di concentrazione, può sfociare in irritabilità fino alla ribellione, calo della motivazione, difficoltà nell’organizzare le attività quotidiane e così via.

NECESSITÀ DI UN APPROCCIO RAGIONATO

Il primo suggerimento che si può offrire a un anziano che soffre di insonnia è di non banalizzarla ma di parlarne con il proprio medico, che attraverso domande specifiche sarà in grado di valutare l’entità del disturbo e l’approccio più appropriato.

Un rischio evidenziato da numerosi studi, che non deve essere affatto sottovalutato, è tra l’altro quello di un utilizzo inappropriato di farmaci che richiedono particolare attenzione relativamente sia al dosaggio sia al rischio di effetti indesiderati e di eventuali interazioni con altre terapie. Ovviamente il primo approccio prevede il rispetto delle classiche norme di igiene del sonno (per esempio regolarità nel coricarsi la ser a e alzarsi al mattino, evitare sonnellini diurni, non assumere nelle ore serali bevande a base di caffeina e fumo di tabacco).